01 September 2020

Un nome una garanzia: quando le parole fanno la differenza

Shampoo vs bagno capillare, sapone vs olio solido: attribuire un nome ad un cosmetico non significa solo definirlo, etichettarlo, categorizzarlo. Vuol dire soprattutto raccontarne la complessità: l’insieme delle scelte nascoste nella sua ricchezza formulistica e gli obiettivi di benessere stabiliti prima di dargli forma.

Lavarsi è la cosa più banale da fare sotto la doccia” diceva Charles Bukowski.

Se la cosa vi lascia straniti o spiazza le vostre attese, provate a soffermarvi su ciò che, in questo come in moltissimi altri casi, fa la differenza: il significato della parola.

Ogni scelta lessicale porta con sé delle conseguenze in termini di percezione e comprensione e questo vale a qualsiasi livello.

Il nome di un prodotto cosmetico – per rimanere saldamente ancorati al nostro mondo – racconta una storia di obiettivi, convinzioni, azioni e sensazioni molto precise, che accompagnano questo alleato della cura della persona nelle abitudini quotidiane di chi lo utilizza legandosi all’idea di cosmesi che si è scelto di sposare, in ogni formulazione e lungo tutta la filiera.

Sotto il getto della doccia, è vero, ci si immerge principalmente per pulirsi.

Ma chi ha deciso che, una volta purificati, cute e capelli non possano meritare un trattamento più profondo e duraturo, rispettoso delle eventuali – e personalissime – alterazioni della cute e della nostra barriera idrolipidica naturale?

Igiene personale: piccole controindicazioni del lavaggio quotidiano

Lavarsi sembra, in fondo, un concetto basilare. Vuol dire pulire, detergere, asportare dalla propria pelle, dalla chioma o dal cuoio capelluto sporco di varia natura: fisiologico (sebo, sudore, cellule desquamanti) o ambientale (lo smog su tutti).

Così spiegata, questa semplice abitudine – frequente e ripetuta – di igiene personale sembrerebbe una pratica “universale”, un gesto democratico e uguale per tutti perché finalizzato ad un risultato comune e condiviso. Ma il cuoio capelluto di ciascun individuo ha esigenze e peculiarità ben specifiche che lo portano a reagire differentemente ai numerosissimi tipi di shampoo in commercio.

Ricorrere a un prodotto piuttosto che ad un altro è un modo per rispondere adeguatamente – e in modo mirato – ad alterazioni come forfora, seborrea, prurito e irritazioni cutanee, unendo all’azione pulente un surplus benefico dato da un trattamento tanto profondo quanto delicato.

Ma veniamo ad un altro punto centrale. I principali componenti dei prodotti di detersione sono i tensioattivi, sostanze capaci di “sciogliere” lo sporco per facilitarne la rimozione tramite risciacquo. Sono presenti in tutti i prodotti destinati alla pulizia shampoo ma anche bagnoschiuma e saponi – ma, per quanto necessari, rischiano di asportare insieme alla sporcizia anche il film idrolipidico della pelle, esponendola alle aggressioni esterne.

Ciò detto, ecco il primo consiglio per l’uso: preferire i prodotti con tensioattivi di origine vegetale ai più aggressivi alter ego chimici. Perché quello che cambia tra i due non è il potere pulente, ma la delicatezza nell’azione detergente.

#SafeHandsChallenge: quando l’urgenza riporta in primo piano i bisogni primari

L’approccio raccontato fin qui coinvolge la detersione dei capelli come la pulizia delle mani, attrici responsabili di ogni nostro piccolo grande gesto di pragmatismo e concretezza da proteggere e preservare con cura e sicurezza.

Ed ecco quindi che entra in gioco il secondo consiglio: ricordarsi che il manto lipidico è un alleato impareggiabile contro i rischi del mondo che ci circonda.

A diffondere questo prezioso tip ci ha pensato di recente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Chiamata a farsi promotrice della prevenzione e della sicurezza sanitaria, nel periodo colpito dalla pandemia di Covid-19, e a divulgare istruzioni e indicazioni utili a scegliere i comportamenti migliori, l’OMS ha lanciato una sfida social per invitare gli utenti a condividere il loro personale tutorial sul lavaggio delle mani: la #SafeHandsChallenge.

Data la necessità di incrementare la frequenza della loro pulizia accurata, è venuto a galla un problema legato ad alcuni disagi collaterali: secchezza, rossori, piccoli tagli e screpolature. Piccoli inconvenienti da tensioattivo aggressivo che riconfermano l’importanza di scegliere sostanze di origine vegetale.

Ma per non lasciare alcun dubbio, eccovi servita la ragione su tutte: quando i tensioattivi di derivazione naturale sono arricchiti da ingredienti idratanti e lenitivi, rigenerano oltre che purificare.

Bagno capillare e olio solido: l’aspetto (migliore) della detersione

L’abbiamo detto: le parole sono fondamentali. Il nome di un prodotto cosmetico rappresenta il biglietto da visita con cui presentarlo al mondo per essere sicuri che, lontano dalla nostra custodia, venga realmente capito e utilizzato.

Lo shampoo, nell’immaginario comune, è una miscela detersiva specifica per capelli. Un detergente schiumogeno, se preferite, ma in ogni caso un prodotto usato per lavarsi i capelli.

Bene: visto in quest’ottica, ci sono tutti i presupposti per considerarlo una categoria facilmente comprensibile, sufficientemente musicale da pronunciare e, soprattutto, internazionale. Molto più che bagno capillare: un termine che, a primo impatto, può comunicare erroneamente una smania di distinguersi, di elevarsi sopra ai prodotti concorrenti. Se non fosse che la parola “shampoo” nasce in pieno 1700 come prestito della lingua anglo-indiana che le dava l’accezione del “massaggiare”, e non solo del puro atto di detergere.

Poi c’è il sapone. Che sia solido o liquido, ha sempre avuto una grossissima diffusione che gli è valsa addirittura il collegamento con le soap opera degli anni ‘30, così chiamate perché sponsorizzate da brand produttori di saponi e comuni detergenti. La sua origine è però ben più antica, tanto da dover riavvolgere il nastro fino alla Mesopotamia del 2800 a.C. Da quel momento si sono sprecate tradizioni e tecniche artigianali – e successivamente industriali – di produzione del sapone: dagli Antichi Romani agli Arabi, dalla Castiglia alla Sicilia a Marsiglia.

Ma proviamo a pensare ai benefici di un olio: al di là del timore irrazionale di ungersi anziché pulirsi, col suo utilizzo si rimuove lo sporco delicatamente, penetrando in profondità e purificando senza alterare il pH cutaneo. L’olio solido evita l’effetto disidratato e toglie le impurità proteggendo l’equilibrio dell’epidermide. Dimostrando che la vera “opera” cosmetica è quella che agisce, aggiunge, arricchisce.

I nomi degli agricosmetici Oway: andare oltre (e sotto) la superficie  

Per raccontare le formule haircare Oway, quindi, la parola shampoo non è abbastanza.

L’Agricosmetica, in fondo, è un circolo di idee, approcci, esigenze e responsabilità. Un prodotto Oway racchiude tutte queste istanze perché svolge un’azione trattante per cute e capelli (un buon esempio è il Frequent use hair & scalp bath), agisce in profondità, tanto da richiedere in alcuni trattamenti specifici un tempo di posa.

Contiene tensioattivi e co-tensioattivi derivati da ingredienti naturali – che oltre ad avere origine vegetale hanno un basso impatto sugli ecosistemi – e preserva il manto lipidico. È una coccola, un vero e proprio rituale multisensoriale. E per questo si chiama bagno capillare.

Per le mani, invece? Il termine sapone rende l’idea? Prendiamo Materia: il nostro prezioso olio solido.

L’urgenza, l’esigenza apparentemente unica e sola è il lavaggio delle mani. E Materia assolve a questo compito. Ma lo fa restituendo idratazione e morbidezza alle mani. Grazie alla sua formula nutriente e protettiva a base di lipidi, elimina le tossine e le impurità e rende la pelle morbida e levigata.

Solo due esempi per descrivere i diversi modi di detergere secondo Oway, quindi, ma che testimoniano l’importanza della scelta del nome che li definisce: termini che esprimono tutta la ricerca di una chimica verde e pulita, ma anche i benefici reali per chi li utilizza.

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